Che cos’è una Parrocchia?

Per esprimere in modo sistematico e coinvolgente il pensiero sulla parrocchia di oggi come Chiesa che vive fra le case degli uomini e in continua ricerca del proprio volto missionario, proponiamo alcune riflessioni fatte da Paola Bignardi cha ha condiviso durante una Settimana di Spiritualità Missionaria, tenutasi ad Assisi qualche anno addietro.

Corrisponde a pieno sul nostro intendere la parrocchia, la sua missione, lo scopo di formare un popolo di Dio in cammino verso il Regno. 

      “Un tema, quello della parrocchia, della missione, della laicità, che mi sta molto a cuore. È un tema a cui penso da molto tempo anche perché, come cristiana, sono nata e cresciuta in parrocchia. Ho quindi una familiarità molto lunga con la parrocchia, una delle dimensioni di Chiesa più comune a tutti, più naturale, più semplice, ma allo stesso tempo non facile da comprendere oggi. Alla parrocchia ho dedicato molta riflessione. Dirò cose che ho detto tante volte, ma di cui sono profondamente convinta. (…)

In questa prospettiva della missione, la parrocchia mette in evidenza l’aspetto della VICINANZA: la missione che passa attraverso la parrocchia, attraverso questo far casa di Dio con l’uomo nella sua vita di ogni giorno è la missione che ha il carattere della vicinanza, della vita quotidiana, degli affetti. La missione passa anche attraverso tutte quelle dimensioni che, come in una casa, sono quelle dell’affetto, dell’effusione, della condivisione, della consuetudine.

Tengo sullo sfondo questa riflessione. In questo tempo in cui c’è un rischio di un aggrovigliamento su noi stessi, di un linguaggio pastorale che diventa sempre più elaborato e ricco, ma forse anche più staccato dalla realtà, soprattutto dalle dimensioni più comuni della vita, credo che non ci farebbe male tenere sull’orizzonte questo modo meno rigoroso di ragionare, ma più intuitivo, più affettivo, che ci aiuta a recuperare la dimensione del cuore.

Veniamo da un tempo molto recente in cui – forse – qualche dubbio (se non di più) che la parrocchia fosse finita l’abbiamo sentito. Forse abbiamo sentito l’obiezione che la parrocchia poteva essere una struttura pastorale adatta a tempi non di missione, non di evangelizzazione e che per l’evangelizzazione fossero più efficaci scelte pastorali diverse.

Proprio la provocazione della domanda mi pare che ci renda più convinti nel capire e nell’affermare le ragioni di validità della scelta della parrocchia all’interno di una Chiesa missionaria.

Perché LA PARROCCHIA E’ UNA CHIESA DI TUTTI. La parrocchia è la Chiesa in cui si coglie e si vive la dimensione di popolo, dell’essere Chiesa. È la dimensione della Chiesa che ci è data: LA CHIESA CI VIENE OFFERTA COME UN DONO IN PARROCCHIA. Non scegliamo di essere Chiesa in un modo, in un altro, in un altro ancora. Lì la Chiesa ci viene offerta come un dono senza che abbiamo scelto noi la parrocchia, il parroco, le scelte pastorali, i compagni di viaggio nel nostro vivere la fede. Lì troviamo i compagni di viaggio più diversi: il bambino, l’anziano, l’adulto, la persona colta, quella semplice, quella che ha una spiritualità biblica o ecumenica o quella della carità. Lì insieme si fa Chiesa, popolo, in una dimensione in cui l’universalità e quindi l’accogliersi l’un l’altro come dono prevale su dimensioni elettive che sono pure legittime ed interessanti, ma che restano elettive. Questa invece è la Chiesa che è per tutti, a portata di mano di tutti, a disposizione di tutti.

LA PARROCCHIA E’ L’ESPERIENZA DI CHIESA CHE E’ RADICATA SULL’ESSENZIALE DELLA VITA CRISTIANA, cioè su tutto ciò che precede le scelte particolari di spiritualità, di accento. Qui si vive quello che è di tutti nella sua dimensione di semplicità massima: la Parola, l’eucaristia, la vita sacramentale, la comunione. Vivendo di queste dimensioni, la parrocchia dice che per la comunità cristiana questo è l’indispensabile e dice anche che queste esperienze sono condizione necessaria e sufficiente per vivere da santi.

LA PARROCCHIA E’ RADICATA NEL TERRITORIO, cioè è radicata in un contesto umano concreto, preciso: una cultura, una terra, una sensibilità, dei problemi che sono le provocazioni per la comunità cristiana e la coscienza cristiana in un determinato contesto. Proprio perché è radicata nel territorio, a meno che non scelga malauguratamente di chiudersi attorno all’ombra del campanile, LA PARROCCHIA E’ NATURALMENTE PROVOCATA AD ESSERE CHIESA  anche – passatemi l’espressione – ‘LAICA’, cioè Chiesa che non può non fare i conti con la realtà concreta della vita umana e quindi con la storicità, la parzialità e l’originalità di una cultura locale.

La parrocchia, non ha la sua televisione, il suo giornale. I giornali parrocchiali sono degli strumenti molto semplici che servono a fare famiglia, non servono a dare visibilità alla parrocchia. Ma C’È UNA VISIBILITÀ che può essere DEL TUTTO SPIRITUALE ed è la più forte attraverso la parrocchia. Penso che la visibilità di cui la parrocchia dispone è quella legata principalmente all’eucaristia della domenica.

La sfida di noi cristiani è quella di fare in modo che proprio l’eucaristia della domenica, vissuta al di là di ogni ritualismo (uso apposta questo termine), nella sua semplicità di celebrazione del mistero, di raccolta di una comunità nella varietà delle sue espressioni intorno al mistero della salvezza del Signore, del dono che il Signore ci fa della Sua vita, possa essere il momento in cui una comunità fa vedere anche il suo carattere alternativo in quanto si rendono visibili non tanto le grandi cose che umanamente si può essere in grado di fare (qualche volta ci si riesce pure, ma lì non si comunica la propria originalità) quanto piuttosto la grandezza, il valore che ha per noi il celebrare insieme il mistero del Signore in un contesto umano preciso.

Sappiamo che oggi in parrocchia ci sono delle obiettive difficoltà che stanno mutando il modo di essere parrocchia perché stanno mutando il modo di essere comunità umana sui territori, ma il miglior modo di essere comunità è mettersi in cammino….Che C

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